Carbossiterapia: Una terapia per la microcircolazione
carbossiterapia è una metodica dolce usata sempre più spesso in medicina estetica perché capace di ripristinare con efficacia la microcircolazione
A differenza dell’ossigeno che ossida, crea danni alle cellule, rallenta il flusso sanguigno e linfatico, l’anidride carbonica agisce con gentilezza favorendo il recupero della fisiologia microcircolatoria compromessa e che caratterizza tante patologie. La carbossiterapia, ossia l’utilizzo dell’anidride carbonica a scopo terapeutico, agisce direttamente sulla microcircolazione e può essere utilizzata nella cura di condizioni come: cellulite, insufficienza venosa cronica, linfedemi, ulcere distrofiche vascolari arteriose e venose, vasculopatie arteriose (diabete mellito, morbo di Buerger), acrocianosi, fenomeni di Raynaud, invecchiamento cutaneo, alopecia, psoriasi, reumoartropatie croniche.
Stiamo parlando della stessa molecola che assumiamo tutti i giorni con le bevande gasate come l’acqua minerale. La differenza sta nel fatto che la molecola iniettata (anidride carbonica medicale) è più pura di quella introdotta con gli alimenti (anidride carbonica alimentare).
L’anidride carbonica somministrata, realizza, in concreto, un trattamento riabilitativo della microcircolazione esplicando i suoi effetti sui fattori che regolano a breve termine il flusso ematico tessutale locale come la CO2 prodotta dal metabolismo cellulare. L’applicazione determina un incremento della sfigmicità arteriolare e metarteriolare, un rilassamento delle fibrocellule muscolari lisce degli sfinteri precapillari, un aumento della deformabilità eritrocitaria. La conseguenza di tali effetti è un incremento della velocità e della entità del flusso ematico tessutale locale. Albergati e al., (1997) hanno documentato mediante videocapillaroscopia a sonda ottica ( VCSO) e tramite Laser Doppler Flow (LDF) l’aumento della velocità, della entità del flusso ematico tessutale locale, della sfigmicità arteriolare e metarteriolare mentre gli effetti sul sistema linfatico sono stati documentati mediante uno studio linfoscintigrafico (Varlaro V. e al., 2007).
In tale studio, le iniezioni sono state effettuate a livello sottotrocanterico. Lo studio linfoscintigrafico sistemico è stato effettuato in 16 casi di linfedema primario. Dopo una iniziale valutazione linfoscintigrafica, è stato effettuato un ciclo di dieci sedute di carbossiterapia somministrando 1000 cc di CO2 per emilato, con un flusso continuo di 30 cc/minuto. Dopo una settimana dall’ultimo trattamento i pazienti sono stati sottoposti nuovamente a linfoscintigrafia. L’anidride carbonica iniettata a livello sottotrocanterico, dal punto di inoculo ha realizzato effetti sistemici con benefici a livello dell’intero microcircolo con un indiscutibile vantaggio sul flusso della linfa nella rete linfatica sistemica e con, quindi, ottimizzazioni della vita metabolica di tutti i tessuti, anche di quelli distanti dal punto di iniezione.
Quando si effettua un trattamento di carbossiterapia gli effetti sono, quindi sistemici. L’aumento della velocità e della entità del flusso ematico tessutale locale, della sfigmicità arteriolare e metarteriolare, della velocità del flusso linfatico sistemico non costituiscono l’unico meccanismo d’azione della carbossiterapia. Quest’ultima amplifica anche l’effetto Bohr e Haldane e realizza, a livello distrettuale, un aumento nel citosol cellulare del cAMP (Adenosina Monofosfato Ciclico): una molecola al centro della vita metabolica cellulare. Alcuni autori non sfruttano l’effetto gentile della carbossiterapia per cui insufflano il gas a flussi elevati (150 ml/min per pochi secondi) per creare uno scollamento traumatico dei tessuti e una conseguente fibrosi riparativa.
Anche tale effetto più aggressivo della carbossiterapia può contribuire a realizzare effetti terapeutici utili, specie in quei casi di invecchiamento cutaneo dominati dalla cutis lax. Con la carbossiterapia si possono effettuare trattamenti sistemici e distrettuali. I trattamenti sistemici si possono realizzare mediante una somministrazione a livello sottotrocanterico con un flusso continuo (30-50 ml/minuto) per un tempo sufficiente: 600-1000 ml per emilato.
I trattamenti distrettuali si possono effettuare mediante una somministrazione sottocutanea a livello del viso, del collo, del decolleté, dell’addome, degli arti con un flusso continuo (20-30 ml/minuto) per un tempo minimo: il tempo di realizzare un enfisema distrettuale (da pochi secondi a 2-3 minuti) Un trattamento distrettuale effettuato per pochi secondi non realizza gli stessi effetti ottenibili con un trattamento per via sistemica. Un trattamento distrettuale sul viso, sul collo, sul decolleté, sull’addome, a mio avviso, deve essere realizzato sempre subito dopo avere effettuato un trattamento per via sistemica. Solo in tal caso l’atto terapeutico della carbossiterapia sarà effettivamente utile, competente, etico.